Opere Informali




L'evidente e imprescindibile sovrapposizione formale, per molti versi segnica e figlia certo di quella cultura pittorica che da Mathieu porta a Vedova, da Dorazio conduce a Scanavino, recupera nelle opere informali di Fabrizio Giorgi, l'importanza di un tratto deciso e netto, per cui proprio la gestione del supporto (ora tela, ora tavola, ora carta), si pone come materia di notevole interesse.



Giorgi dunque definisce e separa ciò che è rigore pittorico da ciò che è caos rigore intellettuale, sovrapponendo la sua personale struttura d'indagine allo stato fisico della realtà.

Né derivano strutture analitiche dualistiche (ordine/caos, primo piano/fondo, significato segnico/significante segnico) di grande impatto visivo, armonica nella scelta delle tonalità, dissonante in quella dei tratti, in un equilibrio continuo tra liberi agglomerati di colore e gesti di superficie.